Sono un utilizzatore compulsivo del grande negozio online che è Amazon, sia come compratore e lettore, sia come autore, tuttavia non sono e non sarò mai un tifoso senza cervello e dunque mi trovo in questo periodo a riflettere sul percorso che questo colosso dell’e-commerce ha compiuto in questi ultimi anni. In particolare sul fronte dell’editoria.
Ci sono in particolare due mosse che Amazon ha compiuto e che hanno cambiato il suo rapporto con gli autori indipendenti e, di conseguenza, quello di questi ultimi con il resto del mercato.
La prima mossa è stata quella di creare un canale privilegiato per gli autori “Select”, quelli cioè che hanno scelto di riservare ad Amazon l’esclusiva della pubblicazione delle proprie opere. Questo ha creato un primo problema per noi indie, una scelta da fare: dare ad Amazon l’esclusiva, rinunciando alla distribuzione sulle altre piattaforme, o rinunciare invece ai vantaggi sul fronte marketing che l’inclusione in Select portava con sé?
Moltissimi autori indie hanno subito scelto di aderire al programma e di conseguenza sono spariti dagli altri store. Molti altri però hanno optato per un approccio più flessibile, magari partendo con un trimestre in Select, che gli permetteva di sfruttare al lancio il volano statistico delle promozioni gratuite, per passare successivamente a distribuire il libro anche sulle altre piattaforme.
La seconda mossa di Amazon è stata l’introduzione del programma Unlimited. Questo programma, come forse sapete, consente al lettore che accetti di pagare un piccolo abbonamento mensile, l’accesso a una vasta libreria di ebook. Per poter inserire il proprio libro in questa libreria gli autori devono aderire al programma Select, e questo rafforza enormemente l’appeal dello stesso. Questo ha comportato un deciso aumento degli autori indie iscritti a Select, che di conseguenza sono spariti dal resto dei canali di distribuzione. Un effetto collaterale è che questi autori, per una certa fetta delle loro royalties, non sono più pagati in base al prezzo da loro stabilito per il proprio libro, ma per un valore stabilito da Amazon e moltiplicato per le pagine lette dai sottoscrittori di Unlimited. A fare bene i conti, per la maggior parte dei casi, si scopre che l’incasso di questo tipo è più magro di quello che si sarebbe ricevuto se il lettore avesse comprato direttamente il libro.
Ciò che sta accadendo è il frutto della spinta di Amazon, ma non solo, per spostare i propri fatturati da un modello di vendita tradizionale (pay per buy) a un modello di abbonamento. Gli effetti sugli autori sono di fatto negativi, in termini di incasso, ma la maggior parte degli indie ritiene di non poter fare a meno di partecipare alla fetta di fatturato che si può ricevere tramite Unlimited.
Al di là di questo aspetto spiccio, c’è un effetto globale che io non posso che considerare negativo per il mondo indie. C’è una fetta consistente di autori, se non addirittura maggioritaria, che ha abbracciato il programma Select. Il mondo indie, di conseguenza, diventa sempre più legato, ma anche limitato, all’unico enorme store Amazon, essendosi auto escluso dal resto della distribuzione. Più questa fetta si allarga, maggiore diventa la percentuale di mercato indie assorbita da Amazon, meno rilevanti diventano gli altri store.
Di fatto rischiamo di trovarci in una situazione in cui gli autori indipendenti saranno totalmente dipendenti da Amazon, senza di fatto alternative. Un quadro in cui Amazon potrà rivedere a suo favore il rapporto con questi autori, alzando per esempio la percentuale che trattiene per il servizio che offre.
Ora non so come la pensano gli altri autori indie, ma personalmente considero la mia indipendenza come un valore piuttosto importante, tanto da rinunciare a percorrere alcune strade editoriali che risultassero incompatibili con questa scelta. Questo è uno dei motivi principali per il quale non trovate i miei libri nel programma Unlimited, se non nei primi mesi del lancio. Perché voglio che lo si possa comprare anche su Kobo o IBS, su Google Play come sullo store Apple. Perché voglio rimanere libero, se mi viene la voglia di farlo, di poterlo vendere direttamente.
Fino a poco tempo fa ritenevo che questa fosse una scelta personale, da lasciare alla libertà dei singoli autori indie. Oggi mi chiedo quanto è indie un autore che accetta di dipendere totalmente da Amazon per le sue vendite. Che sceglie di non avere alternative.
E mi rispondo che non lo è poi molto. Forse, non lo è per niente.
Da un pezzo ho anche io questo genere di riflessioni. La via d’uscita, se c’è, non so se sia praticabile. Io pubblico buona parte delle mie storie con StreetLib, perché mi interessa essere presente su più store. L’ideale sarebbe creare un sito che permette ai lettori di acquistare direttamente da noi le nostre opere, con un prezzo magari scontato rispetto a quello praticato su Amazon o altrove. Ma la faccenda è complicata: in fondo dobbiamo (e vogliamo) scrivere storie, non creare un negozio online dove vendere i nostri libri.
Hai ragione, come autori il nostro tempo dovrebbe essere dedicato alla scrittura e alla crescita, non alla costruzione di negozi online.
Streetlib offre una soluzione interessante anche per la costruzione di negozi virtuali, dove con facilità possiamo mettere i libri che ci interessa pubblicizzare insieme ai nostri.
Un’idea potrebbe essere quella di accordarci tra autori indie per avere ognuno di noi una di queste vetrine con gli stessi libri. Inserendo solo autori che sappiamo produrre testi almeno decenti.
Potrebbe essere un’idea. Anche se poi, forse, l’utente non capirebbe la ragione di una pagina dove ci sono diversi autori, e non uno solo.
Di certo la strategia di Amazon mi piace sempre meno, e quello che è terribile è che le persone non capiscono, e non capirebbero i tentativi per contrastarlo.
Io credo che occorra esaminare anche il rovescio della medaglia: la dipendenza dei lettori da tale piattaforma. Personalmente utilizzo sia Amazon che StreetLib, ma sempre più spesso sono propenso a optare il programma KDP Select, così da sfruttarne i vantaggi che hai elencato nell’articolo. E questo semplicemente per una considerazione di numeri. Il 95% dei miei clienti acquista da Amazon.
In fondo essere autori indipendenti significa anche saper fare delle valutazioni di mercato e sapersi adattare di conseguenza in base alle proprie esigenze. Se si vuole vendere occorre andare dove c’è domanda, per cui la scelta dell’una o dell’altra soluzione dipende in primo luogo dalle abitudini dei propri fans. Perché un autore può essere indipendente da tutto, ma non certo dai lettori.
Ma non è che non utilizzando Select rinunci a raggiungere gli utenti Amazon. Può essere utile utilizzarlo per ragioni promozionali, ma tenerlo in esclusiva sempre lo trovo eccessivo. Ovviamente ognuno fa le sue valutazioni. Le fa anche Amazon.