Foto di Mi PHAM tramite UnSplash https://unsplash.com/@phammi

Di lamentele per il fatto che in Italia ci sono pochi lettori ne sento ogni giorno, così come mi capita di leggere analisi di ogni tipo per tentare di dare un senso a questo fenomeno. Il più delle volte si tratta di considerazioni ragionevoli, ben argomentate, con qualche tentativo di trovare una possibile soluzione al fenomeno.

Con il tempo, e collegando tutti i punti della mia esperienza come fossero un giochino per bambini, mi sono convinto che la gente non legge perché non trova la cosa divertente, e spesso non si diverte perché non capisce quello che legge, non abbastanza da divertirsi. Insomma, per dirla più in breve: la gente non legge perché non sa leggere.

No, non è una provocazione, purtroppo è la pura verità. Non sto dicendo che le persone non siano in grado di leggere un testo semplice, di dominare quel livello basilare che permette loro di vivere, sto affermando che un numero rilevante, se non maggioritario, delle persone in questo paese non ha le capacità di godersi un libro scritto con un minimo di arguzia. Sto dicendo che un giallo dagli intrecci complessi non è alla portata di tutti. Che un libro che abilmente sfrutti più livelli di lettura non sarà compreso nella sua interezza. Uno storico che ha alle spalle giorni e mesi di ricerca sarà apprezzato quanto quello che si inventa di sana pianta un’arma improbabile o colloca un personaggio in un ambiente estraneo o in un periodo errato. Un libro che utilizzi un linguaggio ricco e ricercato per scelta sarà abbandonato dopo poche pagine. Un racconto intriso di ironia sarà preso sul serio, frainteso e forse persino disprezzato.

Ci siete? Vi ci trovate? Non vi è mai capitato, riguardo ai vostri testi, di dover rispondere a domande e critiche dalle quali era palese che l’interlocutore non avesse compreso nulla della trama o dello spirito del personaggio? Magari vi sarete rosi dal dubbio, avrete fatto il vostro bravo esame di coscienza, la vostra analisi, per arrivare a concludere che non potevate fare di meglio? Sarà mica che era quel particolare lettore a non essere in grado di comprendere?

Personalmente faccio uno sforzo per utilizzare un stile di scrittura lineare, semplice, evitando l’utilizzo di parole desuete fini a se stesse, mantenendo uno sviluppo delle frasi compatto e semplice da seguire. Non posso però evitare l’ironia, la doppia lettura, il riferimento indiretto, la citazione nascosta; fanno parte del mio bagaglio culturale e della mia natura; fanno parte del mio stile. Un effetto collaterale di questa problematica è che anche molti lettori si trovano in situazioni intermedie e dunque privilegiano letture basilari, senza sottigliezze, tecnicamente povere, dove l’emozione gioca un ruolo dominante rispetto alla tecnica narrativa.

Ma non è solo dall’esperienza letteraria che traggo questa mia idea di non-lettore incapace di leggere. Anche sul lavoro mi capita continuamente di avere a che fare con persone che interpretano in maniera errata frasi e documenti di una chiarezza disarmante, evidentemente in difficoltà di fronte alla semplice applicazione di sintassi e grammatica italiana. Non parlo di scrivere, è già la semplice lettura che diventa occasione di confusione. Molte volte il problema è una virgola, segno per alcuni insignificante ma che è in grado, se considerato, di dirimere senza appello tra due interpretazioni diverse di una frase. Se non riescono a leggere correttamente un paragrafo su un documento di lavoro, scritto per essere compreso, come possono godersi un libro qualunque?

Ammesso che sia riuscito a convincere qualcuno di voi, assodato e accettato che una fetta consistente, forse maggioritaria, dei non-lettori si trovi in questa situazione, cosa possiamo fare per rimediare? Come possiamo trasformare queste persone in lettori?

La verità è che non possiamo. Non è escluso che in questa massa di gente ci sia una fetta in situazione borderline sulla quale agire con successo, ma sarà una piccola minoranza di quell’immenso esercito. I non-lettori che lo sono perché non in grado di leggere sono in maggioranza irrecuperabili.

Possiamo tuttavia lavorare proficuamente sul futuro, quindi sui ragazzi, sperando che non vadano a ingrossare le fila dei non-lettori; facendo in modo che non si trovino nella stessa situazione di incapacità sostanziale a leggere con profitto e divertimento in cui oggi vediamo tante persone. Non è mai troppo presto per iniziare. Non è mai troppo l’investimento economico su questo tema. Eppure se confrontiamo ciò che avviene in altri paesi con quello che si riesce a fare da noi riusciamo a capire bene perché ci troviamo in questa situazione drammatica.

Dovremmo perciò concentrare tutti gli sforzi in quella direzione: dotare i nostri giovani delle capacità necessarie per comprendere fino in fondo un testo, in tutte le sue sfaccettature e per tutta la sua profondità. Non è solo il mercato editoriale ad avere bisogno di questo, è il nostro paese nel suo insieme. Anche agendo ci vorranno decenni per recuperare il terreno perduto, è urgente iniziare il prima possibile, subito. Dobbiamo farlo con l’impegno personale, con i nostri figli, i nipoti, gli amici, andando per le scuole come volontari, facendo di tutto, di tutto, per spingere nella giusta direzione. Dobbiamo fare pressione sui nostri politici, creare un movimento, unire le forze.

Altrimenti arriverà il giorno, e purtroppo a me non pare troppo lontano, in cui i non-lettori, inconsapevoli non-capenti, domineranno il paese. E non sarà divertente. Per niente.