Non hai mai capito niente
Marco Freccero
Non posso dire di essere un amico di Marco Freccero, in realtà non lo conosco se non attraverso il suo blog, internet, e ora tramite i suoi libri. Tuttavia quello che traspare da questi contatti, seppure virtuali, mi piace molto. E non perché Marco mi assomigli, che spesso è l’unico motivo per cui ci piacciono altre persone, anzi, per molti versi sento che siamo diversi, quanto meno come opinioni, modi di fare, scopi e passioni. Non troppo diversi, ma comunque differenti.
Ma… c’è sempre un ma. Sarà banale, ma me ne frego e lo dico, in comune con Marco ho una cosa importante: siamo umani. Ecco, l’ho detto, e se a te che leggi questa cosa sembra insignificante, be’ peccato, non hai capito (mai) niente, peggio per te. Spero dunque che, con il tempo, se l’occasione verrà, se sarà il caso, si potrà diventare amici, per davvero.
Parlando del libro, come avrete capito sbirciando la copertina qui di fianco, si tratta di una raccolta di racconti. Marco, parlando del suo scrivere, dice che ama raccontare senza tentare di insegnare qualcosa, come fosse un semplice osservatore, asettico e disinteressato. Qualcosa del genere dice, non sono sicuro di interpretare bene, magari lui stesso potrà correggermi, io l’ho capita così.
Ma a me non sembra che il suo osservare sia neutrale, temo che in realtà nessuno possa esserlo nel momento in cui decide di narrare. Perché nella scelta stessa delle cose da raccontare, e nel modo in cui le si racconta, c’è un atto profondamente umano e certo non imparziale. Ma la tecnica sì, la tecnica è quella dell’osservatore. Marco ci colloca nel tempo e nello spazio, accanto ai suoi personaggi, e ci fa partecipi di un piccolo pezzo della loro vita. Lo racconta cercando di non esprimere giudizi, ce lo mostra e lascia a noi trarre le conseguenze. È una modalità che mi piace e che almeno in parte sento mia, perché amo porre domande, così come cercare risposte, ma non mi sento in grado di darle, queste risposte, anche quando mi sembra di averle trovate. Ma, come dicevo, è la scelta che conta, la storia.
Così ci troviamo nelle scarpe di persone del tutto simili a noi, con i loro problemi, i drammi, le debolezze e le difficoltà. Storie che non vengono spesso raccontate: vite forse troppo semplici, troppo banali, senza colpi di coda, senza clamore, eppure c’è un’enorme potenza in questi racconti. Ho letto da qualche parte Marco scrivere che siamo tutti sporchi e cattivi, qualcosa del genere, siamo insomma tutti peccatori in qualche modo e di santi veri non se ne vedono tanti in giro. Io direi che siamo tutti umani, quindi soggetti agli istinti che ci caratterizzano, ma credo anche che ci siano umani cattivi e umani meno cattivi. Solo che spesso si tende a pensare a certe persone come cattive, solo perché non sono come noi, o perché hanno problemi. C’è una tendenza, forse legata un po’ alla religione, ma anche a una certa visione individualista del mondo, a pensare che se le cose ti vanno male in fondo in fondo è anche colpa tua (soprattutto colpa tua). Chi lo pensa in genere non ha avuto grossi problemi, o ha la fortuna di aver ricevuto una bella dose di talenti di qualche tipo.
I racconti di Marco andrebbero fatti leggere a tutti quelli che la pensano così, ai nostri politici, ai predicatori, a quelli che odiano, che giudicano, che condannano. È da un po’ che ho cominciato a pensare a una raccolta di storie particolare, ma non ne voglio ancora parlare, sono in letargo e sto pensando, ma leggere questo libro ha rinforzato in me la voglia di scrivere questa cosa, per quanto sarà poco commerciale e difficile da focalizzare. A Marco toccherà prendersi anche questo merito, o demerito, se arriverò alla fine a partorire quella roba.
Mi sono commosso in molti tratti della lettura di queste storie, può darsi che sia perché sono avanti con l’età, può darsi che sia anche merito dell’autore, della sua capacità di farmi vivere nelle scarpe di quella gente. Non so se ci sia spazio per tanti autori come Marco, non so se servano, non so se vorrei scrivere cose così o forse altro, ma di certo lui lo spazio nel mio cuore e nella mia libreria lo ha conquistato. A voi consiglio di fare altrettanto, credetemi e mettetelo alla prova, poi mi direte.
Grazie.
Un po’ ovvio e scontato, ma non mi viene in mente altro.
Prego.