Sono un novellino della scrittura, eppure sono un uomo esperto della vita, per quanto di questa si possa essere esperti. Quanto meno ho imparato a conoscermi e a volermi bene. Non crediate sia cosa da poco.
Così, tra una cosa e l’altra, ormai è parecchio che non scrivo. Intendiamoci, qualche raccontino esce sempre, qualche paragrafo nei lavori in corso lo aggiungo, ma non sto scrivendo davvero, mi sono tirato indietro. Non è il famosissimo quanto per me sconosciuto “blocco dello scrittore”, ne avrei di cose da scrivere, ne ho in cantiere almeno due o tre e la testa trabocca. Ma seguo il bisogno, e ora ho necessità di non scrivere, di riempire questo non fare di pensiero, di silenzio e riflessione.
Mi sento un po’ come un bruco, ho chiuso il mio bozzolo di seta, che poi se ci pensate non è altro che bava, muco filante, e dentro questo mi trasformo. Ci sono forze al lavoro all’interno e ci sono suoni che vengono da fuori, piccole voci fastidiose, incalzanti. Quel tipo di fastidio benigno, che mette in discussione le comodità dove mi sono adagiato.
Quando sarà il momento, se arriverà il momento, verrò fuori. Potrei essere farfalla, o fetida mosca, o scarlatto maggiolino, o nero stercorario. Si vedrà.
Per intanto mi godo il mio pigro ma operoso letargo. Non scrivere, a volte, è un bisogno, una necessità, una indispensabile premessa. Un po’ come non parlare, se non si ha niente da dire.
E voi, amici miei, sentite ogni tanto il bisogno di tacere?
Assolutamente sì…
Al momento no, non sento il bisogno di fermarmi, anzi. Vorrei più tempo per scrivere. Ma purtroppo non c’è, o meglio: non c’è quello che vorrei. Ma alla fine è meglio così.