Il Patto
Vera Q
La carissima Vera Q… come parlarne male senza sentire un brivido di terrore correre lungo la schiena? Impossibile! Quindi non ci rimane che parlarne bene, il che, se devo essere onesto, temo non mi metta al riparo da iatture e anatemi. Ma veniamo al racconto in questione.
Inquietante è la parola. Lo è di certo il personaggio di Don Pastorino, così sporco e a suo modo malvagio che viene davvero difficile provare una qualche simpatia per la situazione in cui si è cacciato. Lo è, appunto, la situazione stessa, l’altro protagonista importante e di cui eviterò di pronunciare o scrivere il nome, non si sa mai (grattata di circostanza). Lo è in generale il clima e lo stile del racconto, tipico della nostra amata scribacchina.
Insomma ci sono i soliti ingredienti che Vera ormai padroneggia, in dose mi pare più massiccia del normale. Si diverte la ragazza, io credo, e ci divertiamo noi, in qualche modo. Ci scappa anche qualche sorriso, amarognolo ma vero.
Volendo proprio trovare un difetto in questi racconti, potrei dire che ormai sappiamo bene come verremo trattati, quali ingredienti saranno presenti, il tipo di ironia e lo stile. Il che volendo potrebbe anche essere un pregio e di certo è una scelta precisa. Mi piace comunque immaginare che Vera, con un altro nome e un’immagine diversa, scriva romanzi d’amore, magari costretta dal suo editore. Ma state tranquilli, non sto setacciando l’anagrafe tributaria cercando di identificare la povera Vera…
Scrivi un commento