Eccomi a commentare il terzo capitolo di una serie che probabilmente è tutt’altro che conclusa. Stavolta non è il nostro vecchio nanaccio cornuto a fare da protagonista, ma ci troviamo alle prese con le (dis)avventure di un elfo nero, dal carattere, ahimè, non troppo diverso.
Diego ha un debole per i personaggi asociali e controversi e si diverte a metterli in situazioni assurdo, divertenti per il lettore ma decisamente stressanti per i suoi personaggi. Questa non fa eccezione, anzi a vedere bene credo che sia dei tre capitoli quello che più maltratta il protagonista, a partire dalla sua maggiore disgrazia: non potersi ubriacare. Capite bene che un essere così menomato non può che vivere una vita d’inferno, sempre alla ricerca del liquore che possa finalmente inebriarlo e dargli quell’oblio così prezioso e tuttavia così irraggiungibile.
Per il resto abbiamo la solita ironia pungente, una fantasia nel creare scenari che si limita a fatica e un pizzico di delirio. Personalmente avrei preferito un altro finale, ma ho come l’impressione che di questo elfo sentiremo ancora parlare…
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