Baby Boomers è ormai disponibile su Amazon, prenotabile e presto scaricabile. Molto tempo è passato da quando ho iniziato a scriverlo e il suo testo ha attraversato fasi successive. Una prima in cui c’era semplicemente la scrittura, la creatività, incanalata dal progetto, ma comunque piuttosto libera, leggera e veloce, senza troppi pensieri.
Sicuramente la prima stesura è la parte più divertente, almeno per me, ma penso che saremo in tanti a pensarla così. Poi sono arrivate le riletture, le revisioni, fino a consolidare la prima versione definita. Su questa ho fatto fare delle valutazioni. Ho distribuito il mio manoscritto a un gruppo di lettori amici, alcuni dei quali scrittori, un paio dei quali molto bravi. Da tutte queste persone, che ringrazio, ho ricevuto una valutazione scritta, spesso contenente dei suggerimenti, indicazioni, critiche. Ho anche utilizzato un’azienda di servizi editoriali, Saper Scrivere, per fare una scheda di valutazione. Un aiuto prezioso perché il giudizio era obiettivo e diretto, e mi ha indicato con chiarezza punti deboli e forti dello scritto, cose che potevano essere migliorate, problematiche sullo stile e altro ancora.
Di tutto questo processo parlerò in un’altra occasione, quello che importa è che il testo è cambiato, parti si sono aggiunte, altre le ho eliminate. Mi è venuto in mente in questi giorni che le parti eliminate contengono comunque parte dell’anima del romanzo. Non sono nella stesura finale del libro perché non contenevano elementi importanti per la storia, oppure perché ne rallentavano troppo il ritmo, o per altri motivi legati alla necessità di produrre un testo ottimale per il lettore, o almeno, al tentativo di farlo. Ma restavano parte del processo di creazione di questo mondo e di questa storia. Ho deciso quindi di ripescare dagli archivi alcuni di questi brani e proporveli qui. Nono sono testi che troverete in Baby Boomers, ma in qualche modo ne fanno parte.
Di seguito il primo frammento. Non ha subito editing né revisione, direttamente dalla prima stesura.
Negli occhi di chi guarda
Alcuni mestieri consentono a chi li pratica una visione dell’umanità che le persone comuni non potrebbero mai avere. Tra questi possiamo citare tutti i lavori che hanno a che fare con la salute, quindi medici, infermieri e portantini. Un altro filone importante, e in qualche modo collegato, è rappresentato da coloro che si occupano di aiutare chi è in difficoltà: personale delle ambulanze, vigili del fuoco, soccorso alpino, corpi di polizia di ogni tipo.
A tutte queste persone capita di imbattersi nelle infinite variazioni della follia umana, a volte pericolose, altre volte solo sconcertanti, e qualche volta persino divertenti.
Quella mattina il vice-questore Giuliano Marchetti si trovava di fronte a un esemplare di quest’ultima categoria.
«Allora signora Marisa, vediamo se ho compreso bene il suo problema. Lei abita al primo piano e uno dei suoi balconi affaccia verso il giardino di una villa adiacente.»
«Esattamente commissario, proprio così.»
«In questa villa, secondo la sua testimonianza, abitano da qualche mese due avvocati.»
«Sì maresciallo, hanno traslocato da sette mesi.»
Giuliano sorvolò sul trasferimento istantaneo nei ruoli militari che l’anziana signora aveva voluto concedergli.
«Questi signori, da quanto ci ha raccontato, si dedicano a festini a sfondo sessuale, soprattutto durante i fine settimana e qualche volta fino a sera tardi.»
La signora annuì con aria schifata.
«Ora signora, una cosa che non ho capito, come fa lei a sapere cosa combinano questi signori a casa loro? Si lasciano andare a comportamenti indecenti in pubblico?»
«Vede comandante, io li vedo dal balcone, questi brutti froci, che fanno le loro schifezze. Tutti nudi, con le loro cose di fuori.» Prese fiato mentre una vena sulla tempia pulsava in maniera preoccupante. «Poi si accoppiano in tutte le maniere, come cani, come bestie! E fanno anche altre cose che non posso nominare. Li dovrebbe vedere!»
«Si calmi signora, non vorrei si sentisse male, non è il caso di agitarsi così ora.» Fece un cenno verso l’ispettore Briganti che assisteva alla scena in silenzio. «Porta un bicchiere d’acqua fresca per la signora per favore.» Aspettò che la signora bevesse un goccio e si tranquillizzasse dopo la crisi di rabbia, mentre tra sé considerava che, in fondo, tutti si accoppiano come le bestie, poi riprese il discorso lasciato in sospeso.
«Va bene signora, questo l’avevo capito, però vede, ho mandato da lei l’ispettore e lui mi ha spiegato che dal balcone del suo appartamento, il salone e le altre camere della villa non si riescono a vedere, perché del tutto coperte dal muro di cinta e dalla siepe molto alta che circonda il giardino.»
Dopo aver emesso una specie di sbuffo di insofferenza l’anziana si alzò in piedi: «Colonnello, io l’ho spiegato bene al suo sottoposto qui – indicando con un dito ossuto il povero ispettore – ma lui si è rifiutato di controllare.»
Giuliano rivolse un’occhiata interrogativa verso Briganti il quale sogghignando gli fece cenno di farsi dare ulteriori spiegazioni.
«Mi scusi signora, ma se dal balcone non si vedeva la villa, cosa poteva fare l’ispettore? Lo spieghi a me, cercherò di aiutarla.»
La signora si rimise a sedere, poi con fare da maestrina, agitando il dito verso Giuliano, si decise a dare la sua versione.
«Se l’ispettore avesse fatto come dicevo io, avrebbe visto, oh se avrebbe visto! Non ci voleva niente! Basta mettere la scala vicino alla ringhiera del balcone e arrampicarsi fino all’ultimo gradino. Da lì, se ci si sporge un pochino in fuori, sulla sinistra, si vede benissimo tutto quanto! Ma lui, non ci è voluto salire!» esclamò stizzita la signora.
Giuliano lanciò un’occhiata assassina nei riguardi di Briganti che a sua volta stava compiendo sforzi sovrumani per non scoppiare a ridere.
«Ho capito signora, ha ragione, ma guardi, ci fidiamo sulla parola. Adesso l’ispettore la accompagna nell’altra stanza dove le farà compilare una nota. Poi vedremo noi cosa fare con i suoi vicini. Deve capire che, secondo la legge, a casa loro, nell’intimità, sono liberi di agire come vogliono.»
«È uno schifo allora!» insistette la vegliarda mentre l’ispettore la portava fuori.
Quando i due furono usciti dalla stanza non poté fare a meno di sorridere. Prese un appunto, avrebbe fatto lui stesso un salto a parlare con i due vicini della signora, di certo avrebbero trovato anche loro la cosa divertente, pensò, e non sarebbe stato un problema convincerli a tirare le tende che davano verso la casa dell’acrobatica vecchietta. Se non altro per evitare di trovarsela qualche mattina sfracellata sull’asfalto, uscendo dal portone.
Fosse stato per lui avrebbe liquidato la signora senza fare altro, ma i tempi erano cambiati e ora anche una vecchia pazza omofoba avrebbe potuto procurare qualche guaio nel caso avesse avuto conoscenze altolocate. Non che gli interessasse più di tanto per sé stesso, non è che bramasse avanzamenti di carriera, ma magari i due brillanti avvocati presi di mira dalla loro curiosa quanto intollerante vicina avrebbero potuto avere qualcosa di più da perdere, tanto valeva metterli in guardia così che evitassero complicazioni inutili.
Qualcuno bussò alla porta. Vediamo chi è il prossimo matto – pensò Giuliano.
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