Emilio era già eccitato. Gli accadeva ogni volta. Già l’idea di quello che stava per fare lo galvanizzava. Sorrise tra sé, scoprendo i denti ingialliti mentre guidava a bassa velocità su una stradina secondaria, tra i boschi. Una zona isolata e non troppo frequentata dove si poteva trovare compagnia.
Pensò che si sarebbe divertito, sempre che fosse riuscito a trovare la donna giusta. I suoi gusti erano precisi, doveva essere alta e formosa, ma soprattutto era importante che fosse bionda. Per fortuna erano caratteristiche comuni tra le prostitute. Sì certo, anche questa volta avrebbe avuto quello che voleva, quello di cui aveva bisogno.
Tuttavia, non si vedeva anima viva. Le sue scorribande avevano spinto gran parte delle donne che lavoravano sulla strada verso luoghi meno appartati. Nell’ultimo anno ne aveva già ammazzate quattro. Forse sto esagerando – pensò, ma il dubbio non durò che un attimo. I giornali lo chiamavano “predatore seriale”. Sogghignò divertito: quella definizione, predatore, gli piaceva. Cominciava a sentire l’urgenza dell’azione. Ma dove diavolo erano finite tutte? Possibile che non ce ne fosse neanche una in quella zona, un po’ più imprudente o disperata delle altre?
Proprio allora la vide, in fondo al rettilineo, appoggiata a un albero. Già osservandola da lontano decise che era perfetta. Alta, capelli chiarissimi, calze nere alla parigina, una giacchina scura che copriva appena il seno prosperoso e lasciava intravedere gli slip. Non appena vide la macchina si girò di spalle e inchinandosi prese ad agitare il posteriore verso di lui, un movimento ritmico che catturava lo sguardo. Perfetta – pensò – con questa forse ci riesco. Era un suo cruccio, da anni riusciva a fare sesso con una donna solo dopo averla ammazzata, ma ci sperava sempre, avrebbe provato anche con lei. Magari se riesco a scoparmela da viva la risparmio – si disse, ma sapeva di mentire a se stesso.
Parcheggiò badando che la macchina non fosse visibile dalla strada e scese; la trattativa fu breve, il prezzo non era un problema visto che non l’avrebbe mai pagata, ma comunque era più che economico. Lei lo portò dietro un grosso cespuglio una ventina di metri più all’interno, nel bosco, il posto ideale. La strinse a sé, e così, in piedi, cominciò a spogliarla. Questa è la volta buona – pensò, mentre l’eccitazione risvegliava il suo corpo – sento che con lei ce la faccio. Fu il suo ultimo pensiero prima di piombare a terra, paralizzato e senza sensi.
Xaziulik lo osservò soddisfatto, lisciandosi le chele, si trattava di un ottimo esemplare bello grasso, e con quella cattura il carico era completo. Che fantastica tecnica di caccia!
Il nuovo androide esca funzionava a meraviglia; gli era costato, ma non c’era di meglio per attirare i maschi adulti di quella specie, il venditore non lo aveva ingannato. Paralizzare le prede e caricarle a bordo era stato un gioco da ragazzi, in una settimana aveva riempito la stiva.
Più tardi, sulla nave, mentre inseriva nel computer di bordo le coordinate spaziali per impostare la rotta, fece un calcolo mentale: solo dalla vendita dei testicoli agli chef di Vega-3 sarebbe rientrato delle spese, e poi c’era il resto, ed era tutto guadagno.
Sì, decise, sarebbe tornato più spesso.
Magari con gli amici.
Scrivi un commento