Lo conoscete certamente il proverbio, di buone intenzioni è lastricato l’inferno.
La saggezza popolare raramente sbaglia e questo proverbio lo vediamo tante volte verificato nella vita di ogni giorno. Quando ho letto la notizia sulla proposta di classi speciali per gli stranieri la prima cosa che mi è venuta in mente è proprio questo proverbio.
Se guardiamo razionalmente le motivazioni addotte per giustificare la proposta non possiamo che convenire sulla loro sensatezza. Che potrebbe fare un ragazzo in una classe dove non è in grado di capire una singola parola che viene detta? Diceva mio nonno che anche una porcheria se fritta e ben presentata diventa una leccornia, ed è esattamente quello che succede con questa proposta.
Tutto sembra perfetto, tutto sembra sensato e soprattutto sembra motivato da buone intenzioni.
Ma è quel tipo di buona intenzione con cui, appunto, si fabbricano bei pavimenti per le sale dell’ade…
Vedo anche che il cuoco ha ben lavorato, tant’è vero che persino molti miei amici, certo non razzisti, e gran parte dei lettori persino di quotidiani “teoricamente” orientati a sinistra, dimostrano di non considerare insensata questa proposta e sono disponibili se non a sponsorizzarla quanto meno ad accettarla.
Non perderò tempo a spiegare perché l’idea, per quanto forse basata sul buon senso, di fatto è un’idiozia nella pratica, mi rendo conto di essere ormai rappresentante di un pensiero minoritario in questo paese, e purtroppo sono consapevole di come chi non riesce ad arrivarci da solo difficilmente potrà essere convinto dalle mie argomentazioni.
Ne prendo atto, e mi sorprendo a pensare che ultimamente sto iniziando a capire come dovevano sentirsi certi italiani nei primi anni del fascio, quando un movimento legittimo si trasformò in dittatura, con tanto buon senso e tante buone intenzioni.
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