La domenica per noi è quasi sempre cena di pizza, vuoi perché è una pietanza che ci fa piacere mangiare, vuoi perché non c’è proprio voglia di cucinare. E’ una sorta di tradizione, nel pomeriggio telefoniamo alla nostra pizzeria preferita ed ordiniamo le pizze “tonde” per la cena. Sono puntualissimi, perciò io vado a ritirarle pochi minuti prima dell’orario stabilito.

Domenica, ero lì che aspettavo e non ho potuto fare a meno di notare come siano cambiate anche queste piccole cose…

Un tempo se entravi in una pizzeria “a taglio” sul marmo del bancone potevi trovare più o meno costantemente questi “gusti”: bianca, rossa, con le patate, margherita e qualche volte la “funghi”

Invece domenica sera sul bancone c’erano una decina di teglie, una di margherita e tutte le altre di cose come: “pomodorini, rughetta, gamberetti e maionese”, oppure “salciccia, broccoletti, parmigiano e mozzarella”, ma anche la famigerata “patatine fritte e würstel”, e via così con pizze sempre più complesse, ricche e solo lontanamente parenti di quelle che, a buona ragione, ci hanno resi famosi nel mondo.

Ed ho pensato, siamo diventati americani e non ce ne rendiamo neanche conto, e in cuor mio immaginavo già un’enorme culona entrare faticosamente dalla porta della pizzeria ed ordinare con voce insieme stentorea e fastidiosamente acuta: “una teglia di pizza con pomodori, maionese, tonno, carciofini, zucchine marinate, mascarpone e salame, e una decina di supplì, di quelli king size, grazie….”

Poi la signora che serviva al bancone, con un urlaccio, diretto al retrobottega, mi ha risvegliato dall’incubo: “Rigaaaaaaà, le margerite me dovete da sfornà, le margheriteeeeee…”

E guardando tutte le teglie di pizze all’americana, e la lunga coda di gente che aspettava “le margheriteeeee” ho pensato che forse no, forse non siamo ancora americani.

Almeno nella pancia…