Io sono un genio.

Non è immodestia, regolarmente, per tutta la durata della mia vita, mi è capitato di avere delle idee geniali, specialmente se si trattava di fare i soldi.

Poi chiaramente sono troppo pigro e fifone per fare lo sforzo necessario a trasformare queste idee in fatti, ma sapete com’è, tra il dire e il fare ….

Ieri stavo parlando di una cosa con amici e improvvisamente mi è balenata un’idea in testa.

Un’idea geniale, che ha due diversi effetti, uno economico, se avessi il coraggio e la voglia di realizzarla ed uno semplicemente retorico, che c’è anche solo parlandone.

Il campo di affari cui si rivolge la mia idea, semplicissima e geniale, è quello della produzione di medicinali omeopatici.

Per chi non lo sapesse un medicinale omeopatico è ricavato attraverso la forte diluizione di un principio naturale attivo. Senza entrare in troppi dettagli (informazioni al riguardo ne troverete a mucchi su internet), si arriva dopo un certo numero di diluizioni ad un certo medicinale.

Da notare, ed è questo l’interessante, che diluendo ulteriormente una boccetta di questo medicinale, non si ottiene un medicinale di minor effetto, ma secondo i principi dell’omeopatia si ottiene invece un medicinale più efficace e potente di quello da cui si è partiti. Più diluite più forte l’effetto.

Ecco quindi la mia nuova azienda farmaceutica. Compra una boccetta di medicinale omeopatico X del costo di 10 euro, effettuo un unico ciclo di diluizione con apparecchiature standard, et voilà, ho 10 boccette di medicinale, leggermente più potenti del precedente, che posso serenamente vendere a 10 euro l’una.

Un centesimo dei costi del concorrente, 10 volte il fatturato. Un colpo di genio economico.

Mi sorge solo un dubbio.

Come fa l’industria omeopatica a funzionare se basta così poco a distruggerla?

A voi trovare la falla nella mia idea.

Potete tranquillamente anche sfruttarla e produrre voi medicine omeopatiche, dovrete però riconoscermi l’un per cento del vostro fatturato a titolo di “riconoscimento del genio”

Buon lavoro.