I dati relativi alla previdenza complementare suscitano soddisfazione in chi, come il ministro Damiano, ha molto lavorato nell’anno passato per spingere la popolazione verso l’adesione a questa forma di investimento.

In realtà la situazione è molto deludente, le adesioni, tenendo conto delle modalità con cui era stata portata avanti la cosa, sono ben lontane da rappresentare un risultato significativo.

In pratica nel 2006, prima della nuova legge, circa il 20% dei lavoratori dipendenti contribuiva ad una qualche forma di piano di previdenza complementare, e nel 2007, dopo l’introduzione della nuova normativa, siamo circa ad un 30% di adesioni. Una cifra significativa, ma del tutto insufficiente a tranquillizzare chi deve preoccuparsi del futuro della nostra nazione.

Gli obiettivi erano del 40%, già altamente insufficienti, ma neanche quelli sono stati raggiunti.

Io sono tra quelli che non ha aderito ad alcuna forma di previdenza complementare. Questo perché ritengo assolutamente inadeguata, insufficiente e penalizzante la normativa.

Molti sono i punti dolenti:

  • La poca flessibilità del sistema, troppo vincolato e con scarsa concorrenza reale in molti comparti
  • La presenza di fondi affidati ai sindacati o ad altri enti gestori che non possono far altro che affidare ulteriormente ad altri enti la gestione reale del fondo, con conseguente aumento dei costi
  • L’incertezza sui regimi fiscali futuri dei fondi
  • L’impossibilità alla scadenza di poter ritirare per intero il capitale accumulato
  • La scarsa convenienza per i lavoratori a cui mancano pochi anni all’età della pensione

Una cosa in particolare che mi sento di criticare con tutto il cuore è il modo anomalo con cui si è scelto di gestire un fenomeno come quello della previdenza integrativa. Trattandosi di fatto di un sistema che basa i suoi presupposti sul principio che ogni persona deve integrare la sua pensione con contributi personali ulteriori rispetto a quanto già versato per la previdenza pubblica, ci si dovrebbe aspettare la piena adesione del sistema di previdenza integrativa a modelli liberisti e di mercato.

Invece si è scelto, anche a causa dei forti vincoli che si avevano da parte di parti sociali come i sindacati, di legare la nuova previdenza integrativa ad una sorta di alternativa vincolata e un po ingessata, una copia neanche troppo bella delle previdenza pubblica.

In altri paesi esistono tutta una serie di facilitazioni di ordine fiscale e di normative di supporto che rendono ogni persona libera di investire come crede i suoi soldi, nella piena libertà di disporne in ogni momento e senza vincoli burocratici e inutili strutture che aggravano con costi e oneri sul sistema.

Negli Stati Uniti ad esempio ci sono moltissime forme di questo tipo, i piani 401, 457, IRA ed altri ancora, sono degli strumenti perfetti per stimolare il risparmio. E’ possibile investire soldi dal proprio stipendio rimandando il pagamento delle tasse al momento in cui li ritireremo dal conto di previdenza. In questo modo anche i soldi che normalmente avremmo pagato in tasse concorreranno a produrre un rendimento. Senza scendere nei dettagli dei vari piani è interessante notare come in quel paese non esistano inutili vincoli sul come e con chi investire i propri soldi, esiste la massima flessibilità.

Un altro indubbio vantaggio dell’investimento autonomo di questo tipo risiede nel fatto che alla nostra morte (il più tardi possibile) il capitale accumulato e sul quale si basava il nostro rendimento, rimane comunque a disposizione degli eredi, cosa che spesso non è prevista dagli attuali fondi di previdenza italiana.

Fin quando qualcosa di simile non accadrà anche in Italia saranno molti quelli, che come me, preferiranno tenere i propri soldi bloccati nei fondi di fine rapporto, piuttosto che destinarli al fondo di categoria o a qualche fondo chiuso.

Ed è un problema, poiché tutti sappiamo che i ragazzi che oggi iniziano a lavorare non potranno fare a meno di affrontare il problema della previdenza complementare. Perché quindi non rendergli la vita più facile creando un sistema normativo che sia davvero fruibile?

Qualcuno ne ha visto tracce nei programmi dei nostri politici?