La notizia l’ha fatta la Cassazione condannando una persona che aveva creato un indirizzo email utilizzando il nome di un’altra persona e creando poi disagio e danno a quest’ultima.

I commenti letti in questi giorni sono vari, ma tendono ad approvare e festeggiare questa presa di posizione.

Personalmente non mi stupisco della sentenza. Mi sembra del tutto ovvio e giusto che chi impersona qualcun altro, specialmente quando lo fa allo scopo di procurargli un danno, sia punito.

Va però posta la massima attenzione affinché quella che è una buona sentenza non diventi per qualche furbacchione  un modo facile per censurare l’incensurabile internet, o peggio, per intentare cause stupide, inutili ed ingiuste verso chi, del tutto involontariamente, o comunque senza malafede, si ritrovi ad utilizzare un nickname, un nome di fantasia o, casualmente il nome di qualcun altro.

Leggo che alcuni ritengono sia doveroso impedire alle persone l’uso di pseudonimi o nickname, ma su questo mi trovo in completo disaccordo. Pur utilizzando regolarmente per le mie email il mio nome e cognome reali, capisco, comprendo e supporto chi non voglia fare questa scelta.

Per me la privacy rimane importante ed è necessario conciliare l’esigenza di difendere il diritto delle persone a non vedere la propria identità abusata con l’altrettanto sacrosanta esigenza di mantenere anonimato e privacy personali.

Senza scordare che sono ben diversi i casi in cui qualcuno impersoni in malafede un’altra identità da quelli in cui, apertamente e chiaramente, si impersoni qualcuno per satira o umorismo. Forse che gli imitatori vengono arrestati ?

Insomma una sentenza dolce, purché non venga utilizzata dai soliti noti per un finale amaro.