Il 26 settembre 1983 io avevo ventiquattro anni, lavoravo in Alitalia da un paio d’anni, non ero ancora sposato e vivevo ancora con mia madre, avevo insomma una vita abbastanza banale e tranquilla e non pensavo certo che il destino della mia vita, insieme a quello del resto del pianeta, sarebbe stato deciso da una persona proprio quel giorno.
Se questa persona avesse agito diversamente la mia vita, la nostra vita, sarebbe cambiata radicalmente, ammesso che fossimo ancora vivi per raccontarlo.
Anche in questo caso la storia è nota e molti di voi la conosceranno già, ma io l’ho scoperta solo stanotte.
La persona in questione è un militare sovietico, si chiama Stanislav Yevgrafovich Petrov e il 26 settembre del 1983 probabilmente la sua decisione ha impedito che l’incubo di una guerra nucleare globale divenisse realtà.
In quel mese di settembre del 1983, per la precisione il primo di settembre, si era verificato un brutto incidente, un areo coreano, partito dall’areoporto JFK e diretto in sud corea aveva sconfinato in Russia ed era stato abbattuto, a bordo c’erano 269 civili, tra cui un membro del congresso americano.
Potete immaginare la tensione tra i due paesi, che era culminata il 15 settembre con la decisione USA di impedire a qualsiasi veivolo russo l’accesso allo spazio aereo statunitense.
In questo clima avviene il fatto che ha Stanislav Petrov come protagonista.
Quella notte Petrov sostituiva un collega assente al comando dell’unità di controllo russo per la sorveglianza dei cieli. Quella notte i computer segnalarono un missile proveniente dagli Stati Uniti e diretto in Russia. Il protocollo russo prevedeva che in caso di attacco nucleare la risposta fosse immediata e totale, senza necessità di verifiche da parte del Cremlino. Petrov era quindi nella posizione di schiacciare il fatidico bottone.
Ma non lo fece. Decise invece che quel missile doveva essere un falso allarme, un errore del computer.
E mantenne la decisione anche quando il computer cominciò a dare ulteriori tracce di missile, ne segnalò ben cinque, l’unico nel bunker convinto che fosse un falso allarme pare fosse proprio Petrov a quel punto, ma la decisione non venne cambiata. Solo dopo qualche minuto fu chiaro che il computer aveva sbagliato, ma per molti lunghi secondi era esistita realmente la possibilità che venisse dato l’ordine di reazione globale.
Per gli scettici una conferma di quanto l’attacco sia stato veramente sfiorato viene dal trattamento che Petrov ricevette dopo questo fatto. Non ci furono premi in patria, in fondo ci si aspettava che di fronte a dati come quelli rilevati dai radar quella notte il responsabile nel bunker ordinasse l’attacco. Petrov venne pensionato anticipatamente e silenziosamente.
Quello non fu l’unico caso in cui abbiamo rischiato la guerra nucleare, ce ne sono stati altri, ma certo quella notte ci siamo andati davvero vicini.
Probabilmente quel rischio che ora ci sembra tanto lontano è ancora presente, anche se ovviamente non ci dicono nulla di quello che accade (l’episodio del 1983 venne rivelato solo molti anni più tardi).
In pratica credo di essere nel giusto se dico che siamo vivi per miracolo.
Fonti: Maltastar, Wikipedia
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