Quest post comincia in un modo e finisce in tutt’altro, ma così va la vita.
Non ricordo se quella sera stesse già nevicando, di sicuro lo fece nottetempo, ma c’era molto freddo e in via eccezionale (per quei tempi) Morgana, la nostra cagnetta, era autorizzata a dormire in casa invece di stare fuori, nella cuccia.
La mattina troviamo un po di neve in giardino e sulle case, non tantissima, ma già un evento da queste parti. Apriamo la porta a Morgana per uscire in giardino, e nel giro di pochi secondi fuori si scatena la cagnara…
Usciamo precipitosamente e ci troviamo di fronte ad una scena inaspettata. Morgana che abbaia frustrata davanti alla cuccia, dentro la quale sta sdraiato un gatto nero. Anzi, una gatta, sfinita dalle fatiche del parto.
Nella notte, con quel freddo, evidentemente la cuccia di Morgana era quanto di meglio avesse trovato per partorire. Allontaniamo la cagnolina, apriamo la cuccia e troviamo quattro gattini, due vivi, soriani ma quasi neri, altri due, enormi e grigi, morti.
Così è arrivato qui da noi Stellina, il gattone di casa.
Già dai primi giorni ha fatto capire chi comandava. Era una briciola di pelo tremante, gli occhi ancora chiusi, quando noi lo prendevamo insieme alla sorella per farli annusare alla cagnolina. Morgana impazziva di gioia e li sniffava dalla testa ai piedi, ma mentre Lillina (così si sarebbe chiamata la sorella di Stellina) se ne stava buona buona ad occhi chiusi sul divano, il fratello “soffiava” già, facendo scappare Morgana.
Non che sapessimo che fosse maschio… Lo abbiamo considerato femmina molto a lungo, tanto da dargli un nome da gatta, non davamo molto peso al sesso, ma un giorno diventò troppo evidente per non capire che avevamo affibbiato al nostro micio un nome inappropriato.
Eppure avremmo dovuto intuire. Stellina era molto più robusto e grande di Lillina, così quando trovammo una casa per uno dei due gatti decidemmo di dire addio a Lillina. Non sapevamo se saremmo riusciti a piazzare anche la “sorella” e quindi decidemmo di affidare al sicuro di una casa quella delle due sorelline che ci sembrava più deboluccia, Lillina appunto. Il piano era di lasciare Stellina permanentemente all’aperto. Figuriamoci.
Insomma in un modo o nell’altro capimmo che si trattava di un maschio solo molto tardi, quando ormai Stellina era un’istituzione in casa, amato da tutti, Morgana compresa.
Non appena scoperto il suo sesso reale si posero due problemi. Il primo riguardava il nome; era giusto continuare a chiamarlo Stellina? Avremmo dovuto chiamarlo Stellino o… ribattezzarlo? La famiglia non ebbe molti dubbi, Stellina era, Stellina sarebbe rimasta, semmai lo avremmo chiamato affettuosamente “Stelli”….
Il secondo… beh riguardava le sue palle. All’inizio avevamo scambiato lo scroto vuoto con le pieghe della vagina (la sorella era identica a lui, lo giuro, solo che lei era davvero femmina), ma ora facevano mostra di se al loro posto, minacciose….
Non avevamo mai avuto un gatto maschio e le storie raccapriccianti raccontate da amici o lette in giro ci preoccupavano un pò… Sapete di che parlo no? Gli schizzi, la puzza, il calore, l’aggressività….
Sarà per solidarietà maschile, sarà perchè mi faceva impressione pensare all’intervento, fatto sta che ho fatto in modo che rimanessero al loro posto. Ancora oggi mia moglie di tanto in tanto me lo rinfaccia, ma non credo che in fondo le dispiaccia, Stellina non sarebbe stato uguale senza quelle due piccole bombe di ormoni….
La sua vita sarebbe stata peggiore o migliore? Non lo so, ma certamente molto differente.
Il vicinato non sarebbe pieno di gatti dalle zampe nere e il carattere fiero. Stellina non avrebbe quasi perso un occhio, quasi perso una zampa, quasi perso un orecchio, non sarebbe quasi morto quella decina di volte…. Non avremmo speso centinaia di euro per curarlo (va beh Morgana lo ha battuto di gran lunga in questo). Mia moglie non avrebbe perso centinaia di ore per rimetterlo in sesto in modo che lui fosse pronto per tornare a fare il bullo in giro. In casa avremmo tutti qualche graffio in meno, lui in compenso peserebbe molti chili in più…
Senza il richiamo di quelle gonadi probabilmente non sarebbe sparito per mesi, per ricomparire quando ormai tutti lo davamo per morto (ma non Lory che continuava ad aspettarlo).
Soprattutto non si sarebbe preso l’AIDS felino, malattia che ci costringe ora, dopo tanti anni di scorribande libere, a impedirgli di uscire, prigioniero per evitare che una banale infezione lo faccia morire. D’altra parte ha dodici anni, senza questa banda di pazzi che lo considerano parte della famiglia non sarebbe sopravvissuto alla prima stagione degli amori.
Avrebbe passato la sua vita in poltrona, ingrassando come una vecchia scrofa, coccolato e viziato. Non sarebbe mai stato il gatto dominante della zona, non avrebbe ululato alla luna, non sarebbe stato ferito….
Pensando a lui, alle conseguenze di una piccola scelta, pensando appunto alle palle di Stellina, mi sono reso conto quanto sia difficile dire, anche a posteriori, anche a ragion veduta, se una scelta che si è fatta sia stata giusta oppure meno.
Se non riesco a giudicare neanche l’effetto di aver lasciato al loro posto le palle del mio gatto, come posso pensare di valutare scelte di vita, mie e degli altri, molto più complesse e ramificate nelle loro conseguenze?
Quanto è sciocco allora guardarsi alle spalle, quanto sono vuoti i “se avessi”, gli “avrei potuto”, i “sarebbe stato”….
Ci piace pensare di aver perso le occasioni della vita, di aver sfiorato il successo, di averlo lasciato scappare solo per un attimo.
Perchè in qualche modo, con questa illusione, ci crogioliamo nell’idea che, in fondo, non siamo stati poi malaccio, che se non siamo ai vertici, se non siamo famosi, se non siamo eccezionali, è solo per un momento di distrazione, per l’esitazione di un istante, e non, giammai, perchè incapaci, inetti, ignavi… o forse semplicemente… normali.
Ehhh se avessimo tagliato le palle di Stellina….
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