Qualche giorno fa ho ricevuto una mail di Mila Spicola. Sono uno dei tanti che l’hanno ricevuta, uno dei tanti che gli avevano scritto un’email qualche tempo fa dopo la pubblicazione di una sua lettera su Repubblica, uno dei tanti che daranno una risposta .

Il messaggio contenuto nel suo messaggio (scusate il gioco di parole), potete trovarlo online seguendo questo link. Qui invece voglio rispondere a Mila a modo mio, spero non me ne vorrà….

L’uomo raffigurato qui di fianco è George Sand, pseudonimo di un noto scrittore francese dell’ottocento, ed il suo vero nome era Amantine Aurore Lucile Dupin, ed era una donna.

Nasce il primo luglio del 1804, in un’epoca in cui, credetemi, le donne erano davvero poco considerate. Figlia di un ufficiale e di una modista va in sposa ad un barone, ma sulla soglia dei trent’anni fugge a Parigi ed inizia una vita sua. Una vita vera.

Scrive, si veste da uomo, fuma, soprattutto si comporta da uomo in tutti i campi, nella cultura e nell’amore.

Stiamo parlando dell’ottocento, ci volevano delle belle palle per fare quello che ha fatto questa signora qui accanto. Appunto.

Il suo impatto è talmente devastante, che il termine Georgesandismo diventa un dispregiativo per indicare le donne ribelli, poco femminili, troppo libere.

Vorrei che cercaste di capire. Non era semplice antipatia, disappunto, disapprovazione.
La odiavano.

Balzac scriveva: “George Sand ha creato il Sandismo… una forma di lebbra sentimentale che ha rovinato molte donne, le quali, se non fosse per la loro aspirazione al genio, sarebbero potute essere affascinanti…”. Capite bene, aspirava al genio, ovviamente riservato agli uomini, inconcepile…. Balzac eh, mica belzebù…

Perchè vi parlo di George Sand?

Perchè la sua vita dimostra come le donne siano sì dominate e oppresse dagli uomini, ma in effetti anche prigioniere di se stesse.

Duecento anni fa una donna ha dimostrato che, volendo, poteva essere come un uomo, avere gli stessi diritti, indossare gli stessi vestiti, fumare come lui, scrivere e avere amanti… senza rinunciare per questo ad essere donna.

Mila nel suo sito dice tante cose. Crede che la formazione del Partito Democratico sia un buon momento per far pesare maggiormente le donne. Sono daccordo con lei, è un buon momento, c’è sicuramente l’occasione di partecipare, cercando magari di non farsi scippare.

Ma parla anche di quote rosa e io non credo nelle quote rosa. In nessun campo. Sottoscriverei volentieri il suo appello (posso anche se sono un uomo?), l’unica nota che mi stona è quella delle quote.

Non mi dispiacerebbe vedere più donne in parlamento o ai vertici delle aziende.

In realtà mi sarebbe indifferente, da sempre giudico le persone per quello che fanno e non per quello che hanno in mezzo alle gambe.

Ma le quote sono una stronzata. E’ una sconfitta, una finzione.

Pensate al capo del partito pincopallo che affronta le quote: “ok dobbiamo avere 12 senatori donna, trovatemi dodici signore tranquille, che non danno fastidio, allineate e silenti…. magari carine eh, che così la sera ci si diverte.” Vi sembra improbabile che ragionino così ? A me no…

No, le quote ve le dovete prendere di prepotenza. Partecipate, pretendete, votate di conseguenza, fatevi sentire ed invece di dodici veline avrete dodici politici di sesso femminile.

Sul lavoro è lo stesso. Certo che vi discriminano, certo che per una donna è più difficile, e allora?

Georgesandizzatevi, spaccategli il culo (con tutto il rispetto), io ne ho viste tante riuscirci.

Se avete figli, pensate un attimo a come li state allevando, non è che per sbaglio siete le prime a costruire, educando i vostri figli, quella gabbia di preconcetti e abitudini in cui domani dovranno dibattersi le vostre figlie ? Non è necessario che vostro figlio stiri e cucini e che vostra figlia spacchi la legna e ripari la macchina. Che facciano ognuno quello per cui si sentono maggiormente portati, ma che sia chiaro a tutti e due che è una divisione dei compiti da entrambi accettata, non una regola, non un editto divino…

Detto questo lo ammetto, non ci riuscirete tutte, non sarà neanche questa la generazione della parità, e neanche la prossima, ma sarete un passetto più avanti, ci avrete provato, non c’è altro modo.

Iniziate firmando l’appello di Mila, non costa a niente, forse non è risolutivo, ma è certamente un passo sulla strada giusta.

Georgesandizzatevi, vi stupirà vedere quando sia più facile del previsto, e se un uomo frustrato alza la mano…. cancellatelo, per sempre. Il silenzio non paga.