Questa è una blog reaction (mi piace il nome…) a questo articolo.

Condivido quanto scritto da Uyulala, in particolare mi voglio soffermare su alcuni aspetti.

I costi dell’insicurezza. Il non rispetto delle norme di sicurezza (e anche io non parlo certo di quelle stupide come i limiti di velocità di 30 orari e cose del genere) comporta un grave danno non soltanto a chi rimane coinvolto negli incidenti, ma anche all’intera società civile.

E non si parla di spiccioli. La comunità europea si è fatta qualche conto e i risultati fanno paura. Il prezzo è alto e, almeno da un punto di vista economico, lo paghiamo tutti quanti.

Credo che si sia fatto moltissimo in questo campo sotto il profilo tecnico. Le automobili di oggi sono secondo me molto più sicure di quelle di un tempo. Airbag, rinforzi, cinture di sicurezza, progettazione, crash test e materiali hanno consentito di limitare i danni in moltissime casistiche dove precedentemente ci sarebbe stato un forte rischio per gli automobilisti.

Anche sul fronte delle infrastrutture si è fatto parecchio, ma in questo caso non abbastanza. La struttura stradale italiana è si migliorata ma in maniera marginale rispetto a quello che si sarebbe potuto fare. Qui ci sono colpe sul piano politico e sociale.

Ma il fronte più drammatico è quello umano. A cosa serve avere macchine sicure se poi non utilizziamo le feature di cui dispongono, o peggio ancora ci comportiamo in maniera tale da renderle fonte di morte come nel caso segnalato da Uyulala?

Qui c’è tanto da lavorare, nelle scuole e nelle famiglie, ed anche in questo caso c’è una responsabilità politica (globale e trasversale) in chi continua a pensare che divieto e castigo siano i due signori che ci salveranno la vita, mentre a mio avviso la coppia da scegliere per questo compito dovrebbe essere una coppia di signore: responsabilità e consapevolezza.

Ma si sa in politica sono tutti maschi, pure le donne.